Giornata Mondiale delle Persone con Disabilità: qual è la situazione?

Giornata Mondiale delle Persone con Disabilità: qual è la situazione?

Introduzione

Il 3 dicembre si celebra la giornata mondiale delle persone con disabilità. Questo anno il tema della ricorrenza è “Non tutte le disabilità sono visibili”. Slogan che vuole accendere il faro su quelle disabilità che non sono immediatamente evidenti. Malattie mentali, dolore cronico, stanchezza, disturbi della vista, disturbi dell’udito, diabete, lesioni cerebrali, disturbi neurologici, differenze di apprendimento e disfunzioni cognitive sono solo alcune di queste condizioni.

Vediamo allora dei dati per capire meglio questo fenomeno così diffuso.

Secondo l’ultimo rapporto dell’OMS sulla disabilità il 15% della popolazione mondiale (più di 1 miliardo di persone) convive con una qualche forma di disabilità. Si stima che 450 milioni vivano in questo stato a causa di una condizione mentale o neurologica e due terzi di queste persone non cercheranno assistenza professionale, in gran parte a causa di stigma e discriminazione. Ogni anno, circa 69 milioni di individui nel mondo subiscono lesioni cerebrali traumatiche e a un bambino su 160 viene invece riconosciuta una qualche forma di autismo.

I numeri parlano chiaro. Sebbene questi siano solo alcuni esempi di persone che vivono con disabilità non immediatamente evidenti, un promemoria a rimuovere le barriere ai disabili è doveroso per poterle includere nella vita sociale.

Diffondere la consapevolezza delle disabilità invisibili è poi fondamentale per la salvaguardia della salute collettiva in questo periodo. Infatti, durante la pandemia COVID-19, le routine interrotte hanno avuto un grande impatto sulla vita dei disabili di tutto il mondo.

Queste persone sono tra i gruppi più emarginati al mondo. Mediamente hanno outcome clinici peggiori, risultati scolastici inferiori, minore partecipazione economica e tassi di povertà più elevati rispetto alle persone senza disabilità. Le persone sono disabili per la società, non solo per il loro corpo. Le barriere possono però essere superate se i governi, le ONG, i professionisti, i malati e le loro famiglie lavorano insieme.

Il rapporto dell’OMS fornisce le migliori prove scientifiche disponibili per migliorare la salute e il benessere dei disabili in linea con la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) tracciando la via da seguire a livello internazionale. La CRPD promuove, protegge e garantisce i diritti umani dei disabili. Finora più di 170 tra Paesi e organizzazioni hanno firmato la Convenzione e oltre 130 l’hanno ratificata.

Come visto questa cosa riguarda oltre un miliardo di persone di cui tra i 110 e i 190 milioni di hanno difficoltà funzionali molto significative. Inoltre i tassi di disabilità sono in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e della diffusione delle condizioni di salute croniche. E’ tanto. Questa cosa impatta il 15% del mondo a prescindere dalla disabilità. Parlare di disabilità e attuare politiche di inclusione è qualcosa di necessario per tutti, non solo per i disabili. Basti pensare a quanto capitale umano vada sprecato solamente per un sistema dei trasporti inadeguato.

La disabilità colpisce anche in modo sproporzionato. I Paesi a basso reddito hanno una maggiore prevalenza di disabilità rispetto ai Paesi a reddito più alto. Nello specifico, è una condizione più comune tra donne, anziani, bambini e poveri. Spesso poi i disabili non ricevono l’assistenza sanitaria necessaria. La metà delle persone con disabilità non può permettersi l’assistenza adatta, mentre solo un terzo delle persone senza disabilità hanno difficoltà a reperire le cure adeguate. I disabili hanno inoltre più del doppio delle probabilità di trovare operatori sanitari dalle competenze inadeguate.

Anche in età pediatrica si riscontrano numerosi problemi gestionali. I bambini con disabilità hanno meno probabilità di frequentare la scuola rispetto ai bambini senza disabilità. I divari nel completamento dell’istruzione si riscontrano ovunque, con maggior gravità nei paesi più poveri. Ovviamente una scarsa formazione media, insieme con le difficoltà pregresse, non può che portare a livelli di disoccupazione mediamente più alti. I tassi di occupazione globali sono inferiori per gli uomini con disabilità (53%) e le donne con disabilità (20%) rispetto agli uomini senza disabilità (65%) e le donne senza disabilità (30%).

In aggiunta a questa situazione di mancato guadagno, le persone con disabilità devono poi farsi carico di cure mediche, dispositivi di assistenza o supporto personale rendendosi più vulnerabili alla povertà e ad avere condizioni di vita scadenti: cibo insufficiente, alloggi scadenti, mancanza di accesso ad acqua potabile, mancanza di servizi igienici.

Tutto questo potrebbe essere superato se le persone con disabilità potessero vivere e partecipare alla comunità. Le barriere invalidanti possono essere superate tramite l’accesso ai servizi tradizionali, programmi specifici per persone con disabilità, strategie nazionali e sovranazionali, istruzione, formazione, impiego, forniture e finanziamenti adeguati, consapevolezza del pubblico, ricerca e raccolta dati, coinvolgimento delle persone con disabilità nell’attuazione di politiche e programmi. Tuttavia il 40% delle persone con disabilità generalmente non ha soddisfatto i propri bisogni di assistenza nelle attività quotidiane. Negli Stati Uniti d’America, il 70% degli adulti si affida a familiari e amici per l’assistenza nelle attività quotidiane.

La riabilitazione è l’unico argine a tutto questo. La fisioterapia aiuta a massimizzare la funzionalità e l’indipendenza di queste persone ma purtroppo dati provenienti da quattro paesi dell’Africa meridionale hanno rilevato che solo il 26-55% delle persone ha ricevuto la riabilitazione medica di cui aveva bisogno, mentre solo il 17-37% ha ricevuto i dispositivi di assistenza di cui aveva bisogno (ad esempio sedie a rotelle, protesi, apparecchi acustici).

Si è fatta tanta strada, tanta strada è ancora da fare.

Tratto da: idpg.org e who.int

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