Forza e tendini

Forza e tendini

Introduzione

In questo breve articolo approfondiamo l’effetto dell’allenamento della forza sul tendine secondo le recenti EBM.

Numerosi studi confermano l’adattamento funzionale del tendine a seguito di programmi di allenamento della forza. (1)

Già nel 1936 Cronkite dimostrò come la stiffness del tendine dell’estensore radiale del carpo fosse maggiore nella mano dominante rispetto alla controlaterale.

L’allenamento della forza, sia su modello animale che sull’uomo, comporta un aumento del modulo di Young e conseguentemente della stiffness tendinea.

Vari autori (2) hanno dimostrato come un periodo di allenamento basato sia su contrazioni isometriche, che su contrazioni isotoniche, sia stato in grado di aumentare la stiffness misurata a livello del tendine achilleo.

L’incremento della stessa comporta, a sua volta, un aumento del rateo di forza trasmesso dal complesso muscolare segmento osseo ed un cambiamento della relazione forza-lunghezza del muscolo considerato. (3)

Nello specifico la stiffness tendinea è in grado d’influenzare:

  • Il tempo necessario all’allungamento della componente elastica in serie
  • Il ritardo elettromeccanico (cioè il tempo con cui la risposta elettrica a livello muscolare precede la contrazione, dipende infatti solo parzialmente dalla durata temporale dell’accoppiamento attivazione-contrazione, bensì principalmente del tempo richiesto per l’allungamento degli elementi elastici in serie).
  • Il rateo di sviluppo della forza

Inoltre, occorre considerare che un aumento della stiffness del tendine può rappresentare un importante fattore al fine di prevenire e diminuire i danni all’UMT.

Il fatto che l’aumento della stifness tendinea, seguito a stimoli adatti all’aumento delle caratteristiche di forza, possa influenzare il comportamento muscolare, rappresenta un fattore tutt’altro che trascurabile. Infatti, le espressioni di forza, velocità e potenza da parte del muscolo non sono solamente dipendenti dalla sua tipologia di fibre e dalla sua architettura anatomica ma dipendono anche, ed in modo non sottovalutabile, dalla stiffness tendinea.

Alcune sperimentazioni dimostrano infatti che un incremento di questa si traduce in un aumento di ben il 25% della velocità con cui viene raggiunto il picco di forza. (2)

Questi dati ci dimostrano chiaramente come tutti i gesti o le attività nelle quali sia necessario esprimere alti gradienti di forza in tempi rapidi possono ampiamente beneficiare di un aumento di questa.

In questo senso un aumento della stiffness del tendine potrebbe quindi anche rappresentare, un fattore di diminuzione e prevenzione del rischio di infortuni.

Un altro importante aspetto è che l’incremento di questa determina una diminuzione della possibilità di elongazione del muscolo, fattore che determinerebbe a sua volta un cambiamento del range funzionale del muscolo stesso.

Due ultimi doverosi appunti debbono essere fatti in merito alle metodologie di indagine della stiffness del tendine.

Il primo riguarda il fatto che molti studi ritrovabili in letteratura si basano sul calcolo della stiffness dell’aponeurosi muscolotendinea che è una struttura che presenta una maggiore compliance rispetto al corpo del tendine. (4)

Questo può porre dei problemi interpretativi di difficile soluzione nella comparazione di studi che prevedano differenti protocolli del calcolo di questa.

Il secondo invece riguarda l’attendibilità dei test in vitro, in questi tipi di test vi è la possibilità di introdurre un certo grado di errore, intrinseco alla natura del test stesso, dovuto ai seguenti fattori: (5)

– Talvolta il campione esaminato può slittare durante il test a causa di un insufficiente fissazione

  • Il tessuto testato può aver subito una non sottovalutabile modificazione delle sue proprietà meccaniche in seguito al prelievo effettuato ed al processo di conservazione subito,

– Spesso il campione può prematuramente cedere in prossimità del punto di fissazione

Questo ci invita a considerare con estrema prudenza i risultati provenienti da test in vitro, soprattutto nel caso in cui questi vengono comparati con dati desunti da sperimentazioni in vivo.

Infine, occorre ricordare che lo stimolo meccanico può avere effetti molto diversi sulla struttura tendinea, basti ricordare ad esempio che gli stimoli meccanici di tipo tensivo inducono una sintesi di decorina, mentre stimoli di tipo compressivo inducono la sintesi di proteoglicani. (6)

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